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Maturità, prof in pensione arruolati come presidenti di commissione

Posti scoperti a meno di un mese, così ecco il tentativo dell’Ufficio scolastico. I dubbi dei sindacati

Laura Berlinghieri
2 minuti di lettura
(ansa)

MESTRE. «AAA docenti in pensione cercansi». Si potrebbe riassumere così la richiesta, ufficiosa, dell’Ufficio scolastico regionale, nella sua continua rincorsa per “tappare” i tantissimi posti scoperti nei ruoli di presidente di commissione ai prossimi esami di Maturità. Ruolo fondamentale, ma da ricoprire su base volontaria, e che comporta onori e oneri.

Da una parte, una gratificazione salariale; dall’altra, il carico organizzativo e la responsabilità della commissione. Le candidature dei singoli vengono inviate al Miur, mentre l’assegnazione ai diversi istituti spetta ai rispettivi Uffici scolastici provinciali, strutture che mai avevano affrontato una situazione tanto difficile. In provincia di Venezia si parla di quasi 40 posti vacanti su circa 140 commissioni. Una voragine che ripete le cifre regionali, con l’Usr che più volte è stato costretto a diramare annunci facendo presente la situazione di difficoltà e appellandosi al senso di responsabilità di professori e dirigenti disponibili. Non è bastato: le auto candidature arrivate dopo quelle comunicazioni si contano sulle dita di una mano.

E allora via alle telefonate, in una sorta di convincimento “porta a porta” , con i segretari dei singoli uffici scolastici impegnati a scorrere gli elenchi con i nominativi dei professori liberi, “pregandoli” di presentare la domanda.

I primi di questa lunga lista sono stati i docenti delle scuole secondarie di secondo grado che non saranno impegnati a seguire le proprie classi, seguiti dai dirigenti degli istituti comprensivi e persino dagli insegnanti in pensione, con il limite dei tre anni dalla fine del proprio incarico di docenza.

Ipotesi che fa capire quanto l’Ufficio scolastico regionale abbia l’acqua alla gola, essendo quella dei pensionati la categoria meno indicata nella “chiamata alle armi” in tempi di emergenza sanitaria. E si tratta di un cortocircuito, perché alla base di questa difficoltà nei reperire gli insegnanti c’è soprattutto la paura del contagio. «La classe docente italiana ha un’età media piuttosto avanzata. È normale che, in un periodo di emergenza sanitaria, non ci sia una “corsa” a candidarsi per un incarico volontario» spiega Rita Fusinato di Anief.

«Senza contare che, a fronte di questo impegno, la paga è minima rispetto al lavoro richiesto e molto a posteriori. I docenti sono chiamati ad affrontare una prova per la quale non ci sono ancora regole chiare dal punto di vista della sicurezza sanitaria, non si sentono rassicurati e questa è la conseguenza più ovvia».

Situazione ancor più evidente se si parla di insegnanti in pensione, spiega Mariano Maretto di Cisl Venezia. «Chi è andato in pensione si guarda bene dal candidarsi, essendo “soggetto fragile” . Ci dicono che oltre i 60 anni bisogna stare attenti, ma la regola non vale se si parla di esami di Maturità? È stata chiesta la disponibilità ai professori in pensione e ai dirigenti degli istituti comprensivi, non essendoci un numero sufficiente di dirigenti delle scuole secondarie di secondo grado per tappare tutti i “buchi” . Per quanto riguarda i professori, il ruolo di presidente è ricoperto sempre da docenti con una certa esperienza, ma questi sono a loro volta impegnati con le loro quinte, “precettati” nelle rispettive commissioni. È l’amministrazione che ha causato questo problema, con disposizioni tardive, e quindi è giusto che sia l’amministrazione a risolvere la questione». —


 

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