Banche, tagli in vista. La paura dei sindacati

Continua il calo degli sportelli aperti nella provincia di Massa Carrara. E ora al centro delle polemiche c’è il gruppo Banco Bpm

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Tempi duri per chi lavora in banca. L’occupazione è in calo da anni, ma adesso la pandemia ha peggiorato le cose. E l’istituto di credito che in questo momento preoccupa di più i sindacati è BancoBpm. Non perchè sia in crisi, ma perchè, sempre secondo Cgil, Cisl, Uil, Fabi e Unisin “non riapre circa 250 filiali sul territorio nazionale, chiuse apparentemente per l’emergenza covid“. Nella nostra provincia BancoBpm ha diverse filiali (tutte con tanti clienti): a Pontremoli, Terrarossa, Avenza, Carrara, nella zona industriale tra Massa e Carrara, a Marina di Massa, Massa e Montignoso. Oggi solamentre quest’ultima è ancora chiusa e non è dato sapere quando riaprirà. "Queste filiali corrispondono – spiega Bruna Massa, dirigente del sindacato bancari Cisl – alle vecchie sedi della Cassa di risparmio di Lucca, poi Cassa di Risparmio Lucca Pisa Livorno, poi Banco Popolare di Lodi, oggi Banco Bpm". Ma come dicevamo, Banco Bpm è solo la classica “punta dell’iceberg“ di un settore in profonda trasformazione. Lo scorso anno in provincia gli sportelli bancari erano 81, in pratica 42 ogni 100mila abitanti. Attenzione; nel 2018 gli sportelli nella nostra provincia erano 89, ovvero 8 in più dello scorso anno. E basta spostare lo sguardo alla vicina provincia di Lucca per vedere che in quella realtà ogni 100mila abitanti ci sono 48 sportelli mentre a Pisa ce ne sono addirittura 57 e a Siena ben 61. Con un calo così drastico, le ripercussioni sul fronte occupazionale sono (e saranno) pesanti. E a pagare il prezzo più alto saranno le persone, in primis i giovani, in cerca di occupazione. "Temo che il prossimo anno i bancari al lavoro nelle varie filiali dei diversi istituti di credito presenti in provincia di Massa Carrara scenderanno sotto quota 500 – ipotizza Bruna Massa – e nel passato ha azzeccato le previsioni. Mai così pochi".

Tornando a BancoBpm, in una nota Cgil, Cisl, Uil, Fabi e Unsin scrivono che "la chiusura delle filiali sta determinando una concentrazione di personale e clientela nelle filiali aperte limitrofe a quelle chiuse, con carichi di lavoro insostenibili e possibili tensioni con la clientela, che sono già purtroppo sfociate in aggressioni verbali e danneggiamenti. La concentrazione degli sportelli chiusi in territori poco colpiti dal virus, la presenza di numerose filiali con grandi spazi interni, la comune piccola dimensione commerciale, ci fanno pensare che queste chiusure poco o nulla abbiano a che fare con la tutela della salute. Nessun impegno alla completa riapertura da parte dell’azienda se non per fine anno. Tutto questo mentre l’ad Castagna dichiara che il piano Industriale presentato a marzo è di fatto sospeso e che le filiali in chiusura saranno di più delle 200 dichiarate. Quello che possiamo leggere è una ricerca della riduzione dei costi, un progressivo abbandono del modello di banca del territorio verso un modello più automatizzato di servizio a distanza, senza traccia di adeguati investimenti tecnologici. La prospettiva occupazionale e di sostegno alle economie locali del terzo gruppo bancario nazionale ne uscirebbe compromessa. Per questo le organizzazioni sindacali del BancoBpm chiedono l’immediata riapertura di tutti gli sportelli, sostengono le istanze di clienti e istituzioni per mettersi al servizio del paese, impegnando le capacità produttive e commerciali, senza lasciare indietro nessuno, a partire dai territori più svantaggiati, soprattutto in questo momento di particolare bisogno di credito".