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Recovery Fund, bene Conte. Ora Italia riparta da scuola, università e ricerca

(Teleborsa) - "L'accordo raggiunto in Europa è una buona notizia per il Paese ma anche per la scuola e la ricerca. Dopo l'intervento agli Stati Generali abbiamo convinto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a impegnarsi a utilizzare una cospicua parte delle risorse del Recovery Fund per la scuola, l'università e la ricerca. Visto che ora ci sono 209 miliardi a disposizione, 81 tra l'altro come sussidi, riteniamo che ora Conte debba onorare quell'impegno e debba partire un tavolo con il Governo per andare a scrivere insieme la prossima Legge di bilancio". Questo il commento del presidente nazionale Anief - Udir Marcello Pacifico all'indomani dell'accordo sul Recovery fund che destina al nostro Paese 209 miliardi, di cui 82 di sussidi e 127 di prestiti.

L'Anief chiede che almeno 25 miliardi, ovvero il 15% delle risorse, siano spesi per scuola, università e ricerca, così da ridefinire nei prossimi sette anni gli organici, eliminare il precariato, valorizzare il personale, aggiornare le strutture e creare le condizioni per lo sviluppo del Paese. Tutto ciò – afferma il sindacato – deve essere portato subito ai tavoli per scrivere la legge di Bilancio.

"Investire nel settore dell'istruzione e della ricerca il 15% dei 209 miliardi del Recovery Fund significa invertire quella politica dei tagli, dei dimensionamenti, delle classi pollaio, degli stipendi-miseria, del precariato che ha contraddistinto le scelte del legislatore negli ultimi anni e i conseguenti disastrosi primati su apprendimenti e dispersione. Per non parlare – ha sottolineato Pacifico – di un sistema che si è trovato impreparato rispetto al contenimento del rischio contagio da Covid-19. Avere una scuola pubblica con 250mila supplenze annuali, con un tempo scuola ridotto e dei finanziamenti pubblici molto al di sotto della media europea e Ocse, non è una condizione più accettabile". Per questo secondo il presidente Anief-Udir "bisogna programmare un intervento nella scuola che, alla luce dell'esigenza di mantenere il distanziamento sociale, si concentri su organici, sedi, plessi. È necessario, inoltre, – ha aggiunto – puntare ad avere una migliore didattica. Questo si può ottenere riducendo il numero di alunni per insegnante e per personale Ata. Si deve, poi, avviare una politica di reclutamento che ponga fine alla precarietà nella scuola. Tutto questo va accompagnato dalla valorizzazione delle figure professionali e dallo stanziamento di risorse strumentali che alle scuole mancano. Per la ricerca e per l'università oltre al tema della precarietà – ha concluso Pacifico – vi è quello del miglioramento degli standard per la ricerca e di avere delle risorse per degli investimenti che permettano di progettare e sviluppare il nostro Paese. Su questi punti si concentrerà l'impegno di Anief e Udir".


























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