mercoledì 2 settembre 2020
Dall’Istituto superiore di sanità i corsi per insegnanti, presidi e sanitari. Ma c’è il nodo docenti “fragili” che potrebbero non rientrare in presenza. In classe arriva l’esperto Covid
«Mancano 50mila docenti». Il nodo dei professori "fragili"

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Come se non bastasse la paura del contagio, la riapertura delle scuole porta con sé anche altre preoccupazioni. Accanto al timore di non riuscire a organizzare aule e lezioni seguendo le regole del distanziamento, quindi c’è pure la paura di non trovare in cattedra l’insegnante all’ingresso in classe. I numeri non sembrano (per ora) preoccupanti, ma l’incognita del numero di docenti 'fragili' che potrebbe non rientrare in presenza esiste. Basta pensare che il corpo docente italiano è avanti con l’età: nella scuola la percentuale di over 55 è del 40-45% e gli ultra 62enni sono 171mila. I primi campanelli d’allarme sono arrivati nei giorni scorsi dal Veneto e hanno messo in allerta i presidi che non sanno come comportarsi.

Sta di fatto che l’assunzione di 70mila tra docenti e personale scolastico adesso potrebbe non bastare più, se le domande di esonero dovessero aumentare. «Abbiamo bisogno di indicazioni e regole per i lavoratori fragili », chiede la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi, vi- sto che il mondo della scuola è in attesa di una circolare che detti le regole per gli esoneri. Soprattutto per capire se questi docenti possono continuare il loro mestiere da casa. Certo ci sarebbe bisogno dei dati per «aprire un confronto serio, ma non riusciamo a sapere quanto ci sarebbe dovuto in termini di trasparenza».

Confronto che, come fissato già dal 19 agosto, avrebbe dovuto prendere il via oggi tra ministero e sindacati ma che è slittato a data da destinarsi, perché non sono ancora state emanate le linee guida dell’Istituto superiore di sanità in merito ai lavoratori più a rischio in caso di esposizione dal contagio da coronavirus. Il problema insomma è la mancanza di certezze, sottolinea il segretario nazionale della Uil Scuola Pino Turi, secondo cui la questione dei docenti che chiederanno l’esonero «esploderà » a ridosso della riapertura ufficiale delle scuole a metà mese.


La campanella è suonata per i ragazzi impegnati nelle attività di recupero, ma a brevissimo scatterà per tutti gli alunni d’Italia. È un primo 'test' su come gli istituti saranno in grado di gestire la pandemia

«Abbiamo reiteratamente richiesto chiarimenti sulla gestione dei cosiddetti lavoratori fragili – aggiunge poi il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – sappiamo che ci stanno lavorando il ministero della Salute e l’Inail, è necessario sapere quanto prima come gestirli». In più la Cisl lancia anche l’allarme della mancanza del personale di ruolo: «Supereremo le 50mila unità». E anche la chiamata veloce, dice ancora Gissi, «non risolverà il problema specialmente sul sostegno». Insomma il dibattito, più che sulle mascherine (il governo ha assicurato una fornitura di 11 milioni al giorno), sulle aule e sui trasporti su cui sembra raggiunto un accordo, sembra spostarsi appunto sugli insegnanti. Insegnanti per la maggior parte impegnati da ieri nei corsi di recupero con 500mila studenti.

Con modalità che però variano da scuola a scuola, c’è chi ha optato per la prosecuzione della didattica a distanza e chi ha scelto le lezioni in presenza, utilizzando le due settimane di recupero come prova generale di ciò che succederà dal 14 in poi. Ma il problema adesso è capire se queste ore supplementari verranno o meno retribuite ai docenti. A chiedere infatti una remunerazione ieri è stata l’Anief, per voce del suo presidente Marcello Pacifico, per cui va utilizzata «specifica contrattazione integrativa che dovrebbe quindi regolare i compensi delle attività intercorse tra il 1 settembre e l’inizio delle lezioni ordinamentali ». A rincarare la dose anche la Uil Scuola, secondo cui per organizzare i corsi di recupero «serviva una programmazione già dall’anno precedente: non sono attività estemporanee o che si organizzano per far piacere alla propaganda del ministero».

Nel frattempo la ministra Lucia Azzolina, ieri in visita in un liceo romano, ha scritto al personale della scuola per chiedere di «trasmettere serenità» a famiglie e studenti, aiutandoli a «conoscere al meglio e rispettare le regole sanitarie». Inoltre è partita anche la formazione di Iss e ministero per il responsabile Covid nelle scuole. Due i corsi, a distanza e organizzati su piattaforma in grado di ospitare fino a 70mila tra insegnanti, personale scolastico e professionisti sanitari per monitorare e gestire possibili casi di Covid-19 negli istituti scolastici.

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