Il voto di un cittadino è un gesto del cervello e del cuore. Il voto, io credo, è un sentimento. La scuola è vita quotidiana di milioni di famiglie. Milioni di persone si preoccupano per lo stato della scuola dei loro figli.

Alcuni di questi genitori, andranno a votare per le Regionali del 20 e 21 settembre. È ragionevole pensare che la situazione della scuola al 20 e 21 settembre influenzerà il voto delle famiglie?

Io penso di sì. In sei mesi di lockdown delle scuole, nulla è stato fatto per modificare gli edifici in modo da garantire la riapertura Covid-free. 8 milioni di studenti entreranno in 41.000 edifici, di cui la metà è vecchia di 50 o 100 anni. Solo uno su dieci è a norma antisismica. Tutti, indistintamente, hanno spazi enormi per la condivisione e aule piccole. In tanti edifici piove, è rotto il riscaldamento, cadono pezzi di muro.

Di più. Gli edifici praticabili non sono in realtà 41.000. Il 20% è chiuso per restauro (dati del sindacato Anief).

I docenti erano l’anno scorso 835.489. Quest’anno, saranno meno. Molte cattedre sono rimaste vuote. Una sola novità aveva promesso la ministra Azzolina. I banchi monoposto a rotelle. Abbiamo passato mesi a discuterne. Ora le scuole riaprono.

E i banchi? Sorridendo con il suo rossetto rosso, con l’aria furbetta che tanto la rende simile alla attrice e imitatrice Sabina Guzzanti, la ministra Azzolina ci dice che «i banchi arriveranno entro la fine di ottobre».

Ce lo dice con l’aria trionfante. E viene da chiedersi di quale trionfo si tratti.

La scuola è il bengodi della retorica politica. Non esiste un politico che non dica con sussiego «La scuola è il nostro futuro». Quanti genitori ascoltano e fremono di indignazione, di delusione, di ansia per i loro figli? E se, per una volta, il disastro che la Scuola sta vivendo adesso diventasse il Fattore K delle prossime elezioni regionali?