Il divario tra Nord e Sud: in Campania 4 su 10non hanno un pc a casa e i giovani leggono poco

di Emanuele Imperiali

L’indagine Istat e gli interventi del ministero

Il governo ha approvato il decreto sulla scuola. I ragazzi saranno valutati con voti finali corrispondenti all’impegno dimostrato in classe e via web. Per il ministro Azzolina la data spartiacque è il 18 maggio: nel caso non si tornasse in classe entro quel giorno, solo gestendo bene la didattica a distanza sarà possibile giudicare gli allievi. Sarà una dura prova, perché gli istituti del Nord e del Sud non partono da condizioni uguali. Ieri l’Istat ha fornito dati molto eloquenti in tal senso: in Campania il 41% delle famiglie non ha un computer in casa, e appena il 36% dei giovani fino a 17 anni è abituato a leggere.

In Puglia non va certo meglio: il 43% delle famiglie non ha un pc o un tablet e il 41% ragazzi non legge abitualmente. Il digital divide è un’altra delle tante diseconomie meridionali, tra le più gravi, perché pone steccati insormontabili nel diritto all’istruzione, che, come quello della sanità, è uno degli imprescindibili diritti di cittadinanza di cui parla la Svimez. Per l’Anief, le famiglie che non hanno accesso ai pc e ad internet sono molte di più al Sud, almeno un alunno ogni tre ha problemi per poter seguire le lezioni e fare i compiti impartiti dai docenti via web.

Per tanti genitori campani e pugliesi, imparare insieme ai propri figli l’utilizzo di applicazioni specifiche come Collabora, Classroom, Meet, o anche l’uso di sistemi di videocomunicazione come Zoom, Teams, Skype, è come fare un viaggio nell’iperuranio. Nelle due regioni, fa sapere il ministero dell’Istruzione, c’è qualche lodevole eccezione, che però non fa altro che confermare la regola: l’Istituto Morano di Caivano, per esempio, ha creato una playlist con tutte le ricette degli studenti, dal titolo «Chef @ home». Al Majorana di Brindisi è stato attivato Future Lab, un progetto con oltre 3 mila docenti da tutta Italia da formare attraverso le classi virtuali.

Qualche decina di milioni assegnati con il decreto Cura Italia, per sostenere gli studenti meno abbienti, con acquisti in comodato d’uso e dispositivi digitali individuali, può tamponare la situazione. Ma solo il Piano nazionale di scuola digitale può affrontare di petto il problema. La Viceministra della Pubblica Istruzione Anna Ascani fa sapere che il governo sta predisponendo un piano strategico sui divari, «perché dai test Invalsi è emerso con chiarezza che la scuola italiana è divisa tra Nord e Sud, e la distanza è troppo ampia, negando così a milioni di bambini e ragazzi il pieno accesso al diritto all’istruzione». Il piano di intervento del ministero è rivolto alle scuole di Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia. Si comincia da Campania e Sicilia e si muove su quattro linee guida: le competenze chiave, gli apprendimenti, le pari opportunità, il valore aggiunto della scuola.

Peraltro, se negli ultimi mesi non si fossero poste le basi della rete che permette l’accesso a internet veloce, il Mezzogiorno sarebbe ancora all’anno zero. Ciò è avvenuto grazie soprattutto ad Open Fiber guidata dall’amministratore delegato Elisabetta Ripa, che sta connettendo in fibra ottica tutte le aree cosiddette bianche del Paese, quelle in cui le infrastrutture a banda larga sono inesistenti e nelle quali sarebbe poco probabile che venissero sviluppate senza l’intervento della mano pubblica.

L’obiettivo è fornire servizi digitali innovativi, garantendo a tutti il pieno accesso alle opportunità offerte. Ciò nonostante persiste il gap, dovuto alla mancanza di copertura, ma anche a fattori generazionali e culturali, in quanto le famiglie che risultano più connesse sono quelle dove sono presenti membri giovani o con un titolo di studio di livello superiore.

7 aprile 2020 2020 ( modifica il 7 aprile 2020 2020 | 07:05)

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