Scuola, i disabili in classe ma non da soli: “Possono esserci piccoli gruppi di compagni”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Per non lasciare soli i disabili a scuola, che l’ultimo Dpmc autorizza a stare in presenza, arriva la nota del ministero che dà il via libera, ove possibile, al rientro in aula dei compagni a piccoli gruppi. E chiarisce al tempo stesso una questione che sta agitato le scuole sul lavoro a distanza: i docenti potranno essere autorizzati dai presidi a fare lezioni online da casa.

L’effetto paradossale che si era venuto a creare con la didattica a distanza nelle scuole superiori e per gli alunni degli ultimi due anni delle medie nelle Regioni rosse (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Calabria) era quello di istituti a rischio di trasformarsi di fatto scuole-speciali, centri diurni frequentati dai soli studenti con disabilità insieme ai docenti di sostegno. Senza compagni di classe, collegati a distanza.

Per mantenere “una relazione educativa che realizzi  effettiva inclusione scolastica”. in particolare per i più piccoli delle medie – scrive il Capo dipartimento del ministero all’Istruzione Marco Bruschi nella circolare emanata ieri – “i dirigenti scolastici, unitamente ai docenti delle classi interessate e ai docenti di sostegno, in raccordo con le famiglie, favoriranno la frequenza dell’alunno con disabilità nell’ambito del coinvolgimento anche, ove possibile, di un gruppo di allievi della classe di riferimento, che potrà variare nella composizione o rimanere immutato”.

Le scuole si devono dunque riorganizzare. “Ci stiamo attrezzando per chiedere a tre-quattro studenti per ogni classe di tornare in aula, dovremo costruire un progetto ad hoc di natura inclusiva” spiega Carlo Braga, preside dell’istituto tecnico Salvemini in provincia di Bologna, dove i disabili sono 74 su 1500 studenti.

Non sarà facile, la frequenza in presenza, recita il Dpcm e richiama la nota ministeriale, va garantita anche agli alunni Dsa, con bisogni speciali (Bes). Le scuole, scrive Bruschi, valutino per loro quali misure adottare se determinanti per l’apprendimento. In particolare

Altra attenzione deve essere data ai figli del personale sanitario impegnato nella lotta al Covid su “specifiche, espresse e motivate richieste”: anche per loro possono essere attivate, in ragione dell’età, “tutte le misure finalizzate alla frequenza della scuola in presenza”.

Poi c’è il capitolo del luogo di lavoro quando si da didattica a distanza. I docenti potranno lavorare da casa. Anche se il contratto sulla didattica digitale è ancora “un’ipotesi”, firmato per ora solo da Cisl e Anief. Un’apertura nella trattativa sindacale che il Capo dipartimento del ministero all’istruzione anticipa con la nuova circolare. Era un nodo poco chiaro che stava creando tensioni tra il corpo docente e i presidi nei licei e negli istituti professionali che col nuovo Dpcm sono passati alle lezioni online. Con situazioni paradossali: professori obbligati a cambiare aula (e pure sede, tra centrale e succursale) ad ogni ora come se i ragazzi fossero a scuola. L’obiettivo è evitare di lasciare spazi inutilizzati, l’effetto una girandola tra aule vuote, secondo l’orario costruito per la riapertura in presenza.

La prima nota di Bruschi lasciava già ai presidi la possibilità di autorizzare, in caso di necessità, il lavoro da casa. Ma di fatto pochi dirigenti lo autorizzavano interpretando l’obbligo della presenza, visto che le scuole non sono state chiuse. E così collezionando le proteste di una parte degli insegnanti: connessioni che collegandosi dalla scuola saltano, strumentazione digitale non adeguata. Cosa scrive ora il ministero? “Pertanto, sul personale docente, anche ai sensi dell’ipotesi di CCNI sulla DDI (didattica digitale integrato), la dirigenza scolastica, nel rispetto delle deliberazioni degli organi collegiali nell’ambito del Piano DDI, adotta, comunque, ogni disposizione organizzativa atta a creare le migliori condizioni per l’erogazione della didattica in DDI anche autorizzando l’attività non in presenza, ove possibile e ove la prestazione lavorativa sia comunque erogata”.

Tradotto: “anche autorizzando l’attività non in presenza” significa che si può essere autorizzati a lavorare da casa. Non che con quetso tutto sia risolto. C’è chi giudica “scorretto” dare direttive sull’ipotesi di un contratto ancora oggetto di trattativa. E rimane poco chiara la copertura Inail in caso di infortuni, ovvero come viene definito il luogo di lavoro? Se un docente si fa male mentre insegna a distanza da casa? La responsabilità è dei dirigenti scolastici.