10 novembre 2020 - 19:32

Scuola, i prof in quarantena devono fare la didattica a distanza
Le scelte di Puglia e Basilicata

Il contratto che prevede le nuove norme per i professori non è stato firmato da tutti i sindacati: Gilda, Snals, Uil si oppongono. «Troppe domande inevase». Intanto anche la Basilicata potrebbe adottare la dad per elementari e medie. Rischia un ricorso del ministero dell’Istruzione come la Puglia?

di Valentina Santarpia

Scuola, i prof in quarantena devono fare la didattica a distanza Le scelte di Puglia e Basilicata Gli studenti della scuola media Calvino e del liceo Gioberti protestano contro la didattica a distanza, seguendo le lezioni davanti agli ingressi degli istituti a Torino (Ansa)
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I docenti in quarantena fiduciaria ma non in malattia certificata, esclusivamente per le proprie classi poste anch’esse in quarantena fiduciaria,devono svolgere attività di didattica digitale integrata. Nel caso in cui le stesse classi possano svolgere l’attività in presenza il docente svolgerà la didattica integrata laddove sia possibile garantire la compresenza con altri docenti non impegnati nelle attività didattiche previste dai quadri orari ordinamentali. La norma adesso è inserita ufficialmente nel contratto siglato da Cgil, Cisl e Anief con il ministero dell’Istruzione, che regolamenta la didattica a distanza. Il documento sottoscritto prevede che la Ddi si svolge «nel rispetto della libertà di insegnamento, delle competenze degli organi collegiali e dell’autonomia progettuale e organizzativa delle istituzioni scolastiche». E ancora che «qualora intervengano sospensioni dell’attività didattica in presenza a causa dell’emergenza sanitaria in atto, e si faccia ricorso alla Ddi, il personale docente sarà tenuto al rispetto dell’orario di servizio e alle prestazioni connesse all’esercizio del profilo professionale e assicurerà le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza utilizzando gli strumenti informatici o tecnologici a disposizione». Alcune sigle sindacali - Gilda, Snals, Uil - non hanno firmato il contratto. Secondo la Uil, restano troppe domande inevase: «L’abitazione è un luogo di lavoro? La sicurezza come viene configurata? E la privacy? Un’ora di lezione in presenza equivale ad un’ora on line? La DAD è diversa dalla DID? L’esposizione al video di docenti ed alunni come va regolamentata? Come si garantisce la vigilanza ? E gli infortuni sul lavoro?». Rileva il segretario Pino Turi: «Siamo in una situazione in corsa, ma questo non significa che non dobbiamo pensare in quali condizioni stanno lavorando gli insegnanti». Ma è anche vero che le famiglie sono preoccupate per l’andamento didattico dei propri figli. Perché ad ogni quarantena di classe, cioè ogni stop imposto da un caso positivo, si rischia di perdere dai dieci ai 20 giorni di lezione. E anche se le lezioni online non sono sempre amate (è di oggi la protesta degli studenti della scuola media Calvino e del liceo Gioberti che hanno seguito le lezioni davanti agli ingressi degli istituti a Torino) senza didattica a distanza «automatica», la perdita per gli studenti è netta. «Col massimo rispetto per chi ha fatto scelte diverse, parlare di un contratto poco chiaro, tanto da aver bisogno di una nota illustrativa del Ministero, è una forzatura polemica tanto gratuita quanto priva di alcun fondamento», difende Maddalena Gissi, Cisl.

Le regioni a rischio

Intanto la didattica a distanza sta sempre più prendendo piede, anche alla luce del peggioramento dei dati generali. «Poche ore fa ho sentito i rappresentanti del mondo della scuola, per valutare insieme le condizioni della `Didattica a distanza´ per le medie e le elementari, seguendo l’andamento della pandemia, perché il virus passa anche dalle strutture scolastiche e arriva alle famiglie», ha detto il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, intervenendo nel corso della riunione del Consiglio regionale, che si sta svolgendo a Potenza. Da domani la Basilicata passerà dalla zona gialla a quella arancione. Potrebbe rischiare un nuovo scontro con il ministero dell’Istruzione? Perché la Puglia, che nelle scorse settimane ha provato a forzare le disposizioni del Dpcm, e a chiudere le scuole, non ha trovato terreno facile. Il Ministero dell’Istruzione si è costituito nel giudizio in corso dinanzi al Tar Puglia sull’ordinanza regionale che da fine ottobre ha disposto la didattica a distanza anche nelle scuole elementari e medie. Il procedimento nasce dal ricorso del Codacons Lecce e di alcuni genitori di figli in età scolare che hanno chiesto l’annullamento della delibera regionale ottenendone la sospensione. Dopo la sospensione decisa dal Tar venerdì scorso, il governatore Emiliano ha emesso una nuova ordinanza che , in sostanza, consente alle famiglie di scegliere se mandare i figli a scuola o far seguire loro le lezioni da casa. Una scelta ancor più criticata dalla ministra Lucia Azzolina.

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