Le statistiche

Scuola, in calo le competenze degli alunni italiani in lettura, matematica e scienze

16 novembre 2020 | 18:07
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Scuola, in calo le competenze degli alunni italiani in lettura, matematica e scienze

A dirlo è il rapporto annuale Education and Training Monitor 2020 sulla situazione dell’istruzione nei 27 Paesi dell’Unione Europea

L’Unione europea ha pubblicato il rapporto annuale Education and Training Monitor 2020 sulla situazione dell’istruzione nei 27 Paesi membri sui livelli di competenza raggiunti dai nostri 15enni. Il problema è la scarsa competenza raggiunta (livello 1 o meno) da un alto numero di 15enni italiani rispetto all’obiettivo europeo fissato al 15%.

Quello che è emerso dalla ricerca, ripresa da Tuttoscula, è che nella lettura nel 2009 i nostri ragazzi erano fermi al 21%, la stessa percentuale dell’anno scorso; nel 2019 hanno peggiorato risalendo al 23,3%. In matematica nel 2009 erano al 25%; l’anno scorso erano scesi al 23,3%, ma nel 2019 sono risaliti al 23,8%. È andata peggio in scienze: nel 2009 la percentuale era del 20,6%, peggiorata l’anno scorso al 23,2%. Ma nel 2019 la situazione è ulteriormente peggiorata attestandosi al 25,9%.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “l’assegnazione di almeno il 10 per cento del 209 miliardi derivanti dal Recovery Fund è sempre più fondamentale per colmare questo gap. Questi, serviranno infatti a potenziare quel tempo scuola affossato a partire dal 2008 con la Legge 133 sul forte dimensionamento delle strutture scolastiche, che infatti vanno incrementate con le 4 mila sedi autonome cancellate, assieme ai dirigenti e ai Dsga anch’essi cancellati assieme a 200 mila cattedre e 50 mila tra amministrativi, tecnici e ausiliari.

Poi va agito sulla digitalizzazione e sulle infrastrutture, ma anche su organici e tempo scuola, sulla stabilizzazione di tutti i precari con oltre 36 mesi svolti, sulla adozione delle tante figure professionali degli Ata rimaste solo sulla carta, sulle compresenze in tutti i cicli scolastici, sul ritorno dei docenti specializzati alla primaria e su un rapporto più ridotto alunni-docente. Un processo – conclude Pacifico – che non può prescindere dall’aumento di almeno 2 punti percentuali di investimento per la Scuola e Università rispetto al Prodotto interno lordo”.

Le competenze degli alunni italiani stanno peggiorando: a dirlo è il rapporto annuale Education and Training Monitor 2020 sulla situazione dell’istruzione nei 27 Paesi dell’Unione Europea. Il rapporto mette a confronto i nuovi dati (2019) con quelli di dieci anni prima (2009) e fa il punto sugli obiettivi di Lisbona, i benchmark che i Paesi sono impegnati a conseguire: inoltre, la rivista Tuttoscuola, per disporre di maggiori elementi di valutazione, ha inserito i dati del 2018 per valutare gli scostamenti sul breve periodo. “Il dato complessivo per certi aspetti è preoccupante, anche perché – spiega la rivista specializzata – in tutte e tre le competenze dei 15enni l’Italia registra livelli superiori (cioè peggiori) alla media dei Paesi dell’Unione”.

CALA LA SCOLARIZZAZIONE, MEGLIO I “DISPERSI”

A preoccupare è anche la scolarizzazione dei bambini di 4 anni: l’Italia scende per la prima volta sotto l’obiettivo fissato del 95%, fermandosi nel 2019 al 94,9%; l’anno prima era al 96,1% e nel 2009 al 99,8%. Va leggermente meglio, fortunatamente, sul fronte della dispersione scolastica, la cui media europea è del 10,2%: rispetto all’obiettivo di Lisbona del 10% nel 2009 in Italia gli abbandoni erano pari al 19,1%, mentre nel 2018 sono scesi al 14% e nel 2019 al 13,5%, quindi oltre due punti percentuali la media UE.

VA MEGLIO L’ISTRUZIONE TERZIARIA

A migliorare, anche se non in modo adeguato, è anche la percentuale di giovani italiani (fascia di età 30-34 anni) con un livello di istruzione terziaria (università) per i quali l’Europa ha fissato l’obiettivo al 40%: nel 2009 erano al 19%, nel 2018 la percentuale era salita al 26,9%, nel 2019 aveva fatto un altro piccolo passo avanti salendo al 27,6%, una percentuale ancora ben lontana dall’obiettivo fissato dall’Europa e dalla stessa media dei Paesi dell’Unione attestata al 40,3%.

COSA NE PENSA IL SINDACATO

Anief torna a chiedere uno sforzo economico importante per produrre una svolta alla riduzione di competenze e colmare quindi il forte gap che si rileva tra i nostri alunni e quelli europei. Una differenza sensibile che si riscontra anche in ambito digitale: giusto qualche giorno fa dalla relazione “Education & Training Monitor 2020″ sulle modalità di insegnamento e di apprendimento nell’era digitale dei 27 paesi membri, ripresa da Indire, è emerso che “contrariamente alla percezione diffusa che i giovani di oggi appartengano a una generazione di “nativi digitali”, i risultati dell’indagine indicano che molti non sviluppano competenze digitali sufficienti”.

Il giovane sindacato, pertanto, torna a ribadire l’importanza di mettere a disposizione del corpo docente e dei discenti di adeguate attrezzatture e strumentazioni con connessioni adeguate. Ecco perché è estremamente necessario allargare la card docente anche ai precari, docenti e Ata. In tempo di Covid, tra l’altro, questa esigenza diventa ancora più impellente: come si può operare lo smart working, senza device, software professionali e reti internet? La stessa attenzione deve essere posta per una formazione adeguata, per svolgere la quale c’è oggi un contratto che la regolamenta.
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