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Coronavirus
Coronavirus, a Bergamo flashmob degli ambulanti contro il nuovo Dpcm

Di Roberta Mattioli, consigliere del G.O.I.A. Hinterland Milano e Monza Brianza

G.O.I.A. sta per gruppo organizzato imprese autonome, Nasce dieci anni fa a Torino come associazione sindacale per il commercio ambulante NO Bolkeinstein, ora aperta a tutte le piccole medie imprese.  

Giovedì 19/11 alle 15 sul Sentierone di Bergamo, abbiamo inscenato un cimitero di 130 teste di polistirolo che rappresentano i nostri colleghi, partite iva, che non stanno lavorando e non sanno quando potranno farlo. Abbiamo scelto questa modalità di protesta per evitare assembramenti e sanzioni ai colleghi che avrebbero partecipato da comuni fuori da Bergamo.

Non siamo negazionisti, il COVID esiste, abbiamo scelto la città di Bergamo proprio perché nella prima ondata della pandemia è stata la città italiana che ha pagato maggiormente in termini di vittime. Tutti siamo stati colpiti direttamente o indirettamente dal virus, di fatto il nostro flash-mob oltre che pacifico è senza dubbio rispettoso delle regole anti covid.

Vogliamo portare all’attenzione del Governo  la nostra categoria, quella del commercio ambulante, una categoria da sempre bistrattata e poco considerata. Da sempre siamo gli invisibili se non quando ci sono le tasse da pagare.

Noi lavoriamo all’aria aperta, facciamo uno dei commerci tra i più sicuri, proprio perché all’aria aperta.

La categoria non alimentare in modo particolare è penalizzata perché le merci che non possiamo vendere noi,  le possono vendere i centri commerciali al chiuso.

Ci domandiamo con quale criterio vengano fatte determinate scelte dal Governo ovvero:

Si consente la vendita di pigiami, intimo, calze, abbigliamento, scarpe, pentole nei centri commerciali al chiuso e non al mercato all’aperto per sei ore di lavoro.

Non si spiega perché se un bambino è contagiato a scuola si chiude la scuola stessa, mentre se un lavoratore di un centro commerciale è contagiato il centro commerciale resta aperto.

Queste sono le gravi ingiustizie che fomentano la rabbia della nostra categoria.

 IL COVID ESISTE ED ESISTE PER TUTTI.

A Marzo siamo stati i primi a chiudere e quasi gli ultimi ad aprire, con aiuti economici pressochè insufficienti con tasse posticipate e non annullate.

Abbiamo investito nelle nostre strutture per lavorare in sicurezza rispettando le linee guida, anche con gel guanti mascherine a disposizione dei clienti, pur di lavorare.

Ci hanno fatto saltare la stagione estiva dove alcuni di noi (fieristi) non hanno lavorato.

Ora siamo chiusi nuovamente con magazzini pieni di merce che non sapremo se e quando venderemo, ed un forte timore, che questo giochino del “chiudo e apro” del Governo non finisca qui. Non è certamente chiudendo le attività che si riduce il contagio, le scelte da fare devono essere altre, perché se è vero che con il virus dobbiamo conviverci, si possono e si devono trovare altre soluzioni.

Non chiediamo l’elemosina di aiuti che sappiamo bene il Governo e la Regione non ci possono dare all’infinito. Chiediamo di lavorare e chiediamo almeno due anni bianchi per risollevarci da questa catastrofe di cui ancora non si vede la fine. Inoltre chiediamo una WEB TAX non solo per concorrenza sleale ma perché mentre tutti noi eravamo chiusi i colossi del WEB hanno fatto affari d’oro.

Auspichiamo che il nostro grido disperato arrivi al Governo, le partite iva sono l’anima del commercio non vanno lasciatele morire. I mercati cittadini sono una delle più antiche forme di commercio, che portano sotto casa a prezzi ragionevoli prodotti di ogni genere. I commercianti ambulanti svolgono un duro lavoro, la crisi c’era già prima ora la situazione è devastante.

 

 

 

 

 

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